Mano tesa al Bangladesh 2006

04.10.2006 23:09

E' il luglio del 2004 quando avviene l'incontro quasi casuale tra il missionario del PIME padreGregorio Schiavi e Oliviero Masseroli. Un incontro che da li in poi cambierà moltecose

nelle loro vite.
 
In previsione di una visita in Bangladesh e alla realtà dei villaggi di padre Gregorio, prendono il via le prime iniziative di raccolta aiuti e di sensibilizzazione, mirati a far conoscere le difficoltà di quel lontano paese. Per oltre un anno “Mano tesa al Bangladesh”, questo è il nome dato all'iniziativa di aiuti, organizza incontri e serate in molti paesi dell'alta valle Seriana dove vengono coinvolte scuole, asili, associazioni di volontariato cosi come privati e commercianti.
 
Il risultato finale dei fondi raccolti va ben oltre le aspettative e le previsioni.
Nel febbraio del 2006 sono pronto a partire assieme ad altri 9 amici. Con noi la cifra raccolta di 15000 €. Ne valeva veramente la pena.
 
Sono state spese molte energie,ma il risultato premia tutti gli sforzi messi in campo
 
Arrivati laggiù in quei lontani villaggi del nord dopo una prima visita alla realtà tribale, abbiamo individuato assieme a padre Gregorio quali erano le priorità di intervento. Vi era una grande necessità di costruire pozzi per l'acqua in tanti, tanti villaggi, cosi come l'esigenza di sostenere i costi degli studi di molti ragazzi e ragazze tribali, altrimenti senza possibilità.
C'era anche bisogno di un aiuto per cure mediche ed ospedaliere. I costi erano molto contenuti e quasi irrisori, ma le situazioni che avrebbero risolto, di una certa gravità.
Si comincia cosi ad attivare in diversi villaggi i cantieri per la realizzazione di oltre 100 pompe meccaniche, per portare l'acqua in superficie. Un aiuto capace di cambiare la vita a centinaia di famiglie.
 
Il mio ritorno nel novembre del 2006 mi permette di veder realizzate le opere messe in cantiere e di incontrare le popolazioni di questi villaggi.
Grande è il loro grazie e grande e avvertibile il grande bisogno di proseguire il percorso intrapreso. Emerge chiara dentro di me la convinzione che non si puo considerare esaurita l'esperienza Bangladesh.
Li c'è tanto bisogno del nostro sostegno e chiudere gli occhi non è possibile.
Era come se un filo invisibile mi unisse a loro.